sabato 27 settembre 2008

Chapeau

giovedì 11 settembre 2008

Nineleven*

«Cut them off!»

* foto di Joe McNally

lunedì 1 settembre 2008

E con questo, cara Sverige, ti saluto. Ti ringrazio. Ti abbraccio. (musica: Stad I Ljus - Tommy Körberg)

Sappiate che:
- Il post che segue non dirà niente a nessuno, o quasi.
- Il post che segue è patetico, lo so, ma dovuto.
- Potete alzare il volume, se volete.

Grazie per il verde, la luce fino a tardi e l’aria pulita. Per i laghi e le casette rosse senza recinzione, per l’ordine e per la pulizia. Grazie per la civiltà e per il rispetto delle regole. Grazie agli animali -ricci, cerbiatti, lepri e scoiattoli- che popolano il Ryd e la foresta circostante e che spesso fanno capolino. Al totale senso di libertà e al vento, che non importa dove stai andando, ma soffia sempre nella direzione contraria. Grazie alla mia fedele bici, e grazie al turco che ha rubato quella di Albi e non la mia. Grazie alle pizze surgelate e ai sughi Barilla che mi hanno permesso di sopravvivere in questi mesi, alle fike di Joakim e alle polpette di Mamma Ikea. Grazie ai dolci alla cannella e alla green-cake, e ai panini di Subway. Grazie al Karallen e al kebab nei venerdì di quaresima, alla salsa rosa sui pomodori e al burro salato sul pane. Grazie anche all’immancabile gara dei vassoi e al Systembolaget, e naturalmente alla vodka russa. Grazie ai Simpson e alle pubblicità della Telia, a Pimp My Ride e alla sceneggiata sempre uguale che fanno quando il proprietario vede la sua macchina rifatta. Grazie a Mr. Big, ad Allevilive e ai Baustelle. Grazie a Facebook e a Guoyou, che possiede l’archivio completo di tutti gli abitanti di Linkoping: ogni cosa, persona o animale abbia mai transitato da queste parti, la puoi trovare tra i suoi friends. Grazie ai miei compagni di korridor, quelli vecchi, quelli nuovi e quelli acquisiti. A Dome e ai suoi pazzi amici, all’immancabile Pigro, a Lisa, alla Sophie e ad Alex. Grazie alla piccola Yuri per la pazienza con cui mi ha insegnato a mangiare con le bacchette, e a Shiho per avermi fatto cambiare idea sui giapponesi. Grazie a Veronika per la partita a Risiko fino alle 5 di mattina, e perché in 10 minuti ha reso il mio korridor più pulito di come non fosse mai stato negli ultimi 6 mesi. Grazie a Trento e a sua sorella, perché quando litigavano tra loro in dialetto stretto erano fantastici. A Fanny e al suo metodo particolare di vendere le birre ai party di benvenuto: una la vendeva e una la beveva. Grazie a Kent per nascondere dentro a un corpo da hooligan danese un animo gentile e a Tanja per quel suo nonsochè. Grazie anche agli aforismi di Fabrizio, a Salvo, Paolo, Lilly e a tutti gli altri italiani. Grazie ai mille party e alle foto di rito, alle serate a scaldarsi intorno al fuoco del barbecue e agli ubriachi che cadono dalla bici il venerdì notte. Grazie alle bionde (quelle magre) di esistere, all'HG e ai timbrini ricopiati sulla mano per entrare alle feste senza biglietto. A Superafrica, Lara Croft e alla cicciona del karaoke, e alla sua tv da 50 pollici. Grazie alla notte in cui abbiamo cantato questa canzone abbracciati in cerchio inventando le parole, ubriachi e felici, mentre fuori albeggiava. Grazie all'atmosfera internazionale e a tutte le persone provenienti da ogni parte del mondo che hanno incrociato la mia strada, chi più a lungo, chi solo per un attimo: ad ognuna di esse mi lega un ricordo. Grazie anche ai nuovi erasmus, perché li vedi che sono esattamente com’ero io all’inizio: stanchi, spaesati e incapaci di esprimersi, ma curiosi ed entusiasti di incominciare quest’avventura, con ogni giorno una cosa nuova da scoprire. Grazie ai colleghi d’ufficio, alla delicatezza disarmante di Ruth, alla spontaneità di fuck-shit-Sharon e alla flemma di Davide. Un grazie sentito anche a Checca e alla sua perenne indecisione, e a Beppe con il suo odio profondo per la Svezia. Grazie agli ‘hej hej’, ‘jätte bra, ‘femtifem’, ‘duppiduppidù’ e ‘dududududu’ sfogliando le pagine, nonché allo strano suono emesso per manifestare stupore, impossibile da rendere su carta. Più in generale grazie alla lingua svedese che, pur non avendo imparato, potrei ormai riconoscere tra mille per la sua caratteristica melodia. E ancora, grazie ai viaggi incredibili che ho fatto e alle persone fantastiche con cui li ho condivisi. E al mio zaino verde da babbo riempito fino all’orlo. Grazie al sole di mezzanotte, allo spezzatino di renna e all’inquietante terra di nessuno tra Russia e Finlandia. All’azzurro dei palazzi di Pushkin, alla Prospettiva Nevskij e alla Piazza Rossa quando è sera. Grazie anche ai tram notturni di Goteborg e alle taverne di Nyhavn, popolate da marinai tatuati e donne di malaffare (o almeno così diceva la guida…). All’opprimente Duomo di Colonia e ai colori pastello di Gamla Stan che si specchiano sull’acqua, nonché a quel giro di fisa che continuerò inconsciamente a canticchiare fino alla fine dei miei giorni. Grazie alla Viking Lines e a Laurie, Xavier, Florian e Ilka. Grazie a Davide e Fra. Grazie a chi, altrove in questi mesi, ha vissuto e provato almeno in parte le stesse cose che ho vissuto e provato io. Grazie a tutte le cose e le persone di cui non ho scritto, che mi verranno in mente non appena avrò pubblicato questo post, e grazie anche a quelli che non ho nominato ma che sanno che li sto pensando in questo momento. Grazie infine ad Albi, co-protagonista di molte delle cose scritte sopra e compagno leale durante questo soggiorno. Per tutto questo, grazie.