sabato 31 maggio 2008

Maja vestida vs. Maja desnuda

Questione di gusti...

* foto di Elliot Erwitt

mercoledì 28 maggio 2008

Sono entrati e hanno visto*


Sono morto. Guardami, sono qui. Immobile, appena sotto il pelo dell’acqua. L’acqua di un fosso costruito per impedire ai detenuti di evadere. Sono morto, anche se sembra che stia dormendo. Sono morto di morte violenta, mi hanno ucciso a sangue freddo. Sono arrivati pochi giorni fa, il 29 aprile. Di domenica. Parlavano la lingua del nemico, erano in tanti. Non abbiamo posto una gran resistenza. Qualcuno dei miei compagni era riuscito a scappare prima che arrivassero, qualcun altro aveva troppa paura. Io avevo troppa paura. Così ci siamo arresi, e loro sono entrati senza difficoltà. Sono entrati e hanno visto. E poi ci hanno ucciso, a sangue freddo. Uno ad uno. Noi, che non avevamo sparato un colpo, che non gli avevamo fatto niente. Mi hanno sparato a bruciapelo e poi mi hanno gettato nel fosso. La mia divisa non serve più a nulla ora. E’ strappata. La mia divisa mi ha tradito. Io, che ero un uomo come voi e come loro. Semplicemente nato nel posto sbagliato al momento sbagliato. Ma questo io non lo sapevo, pensavo di essere nel giusto. Io ero nel giusto. Ho sempre fatto il mio dovere. Io ero un bravo militare e un bravo marito. E un bravo papà. Io ero orgoglioso di essere tedesco.

Io ero una SS, facevo il guardiano al campo di Dachau.

* a chi c'è stato, anche se tanti anni dopo
** foto di Lee Miller

venerdì 16 maggio 2008

America

Se esistesse la macchina del tempo (Diego, a che punto sei?...) vorrei essere catapultato in America. Senza dubbio. Ma non un’America a caso, nossignore. L’America. L’America dei fratelli Kennedy e di Martin Luther King. Di quando gli ideali non erano ancora luoghi comuni. L’America dei pazzi e dei complotti, veri o presunti. Degli scandali. L’America del primo uomo sulla luna e della guerra fredda. Si può avere nostalgia di guerra fredda? L’America delle manifestazioni e del Vietnam. Sì, il Vietnam. L’America della rivoluzione dei costumi. L’America di Woodstock, delle prime minigonne, delle polaroid. L’America di Andy Warhol e di Edie Sedgwick. L’America del cinema, quella di Breakfast At Tiffany’s e quella di The Graduate. L’America di Like A Rolling Stone e di Mrs Robinson. L’America del mito di Marilyn Monroe.

Insomma, l’America degli anni ‘60.


mercoledì 14 maggio 2008

La fika svedese

Quello che segue è un post appetitoso. Non nel senso che voi monelli state immaginando, bensì perché tratta di cibo. In lingua svedese infatti il termine ‘fika’, difficilmente traducibile in italiano, sta ad indicare una sorta di merenda, una pausa, un momento di relax. Durante la fika si mangia qualcosa di dolce, si beve e si chiacchiera in un’atmosfera conviviale e gioiosa. E badate bene, in Svezia la fika è una vera e propria istituzione! Altrove ci si riunisce intorno ad un falò, o intorno a una chitarra, o intorno a uno spinello (o anche intorno alle tre cose contemporaneamente...). Qui in Svezia è diverso, qui in Svezia ci si riunisce per la fika.
Nel mio korridor la fika si tiene ogni domenica sera. Alle 8pm precise tutti i korridor-mate, anche quelli che di solito non si fanno mai vedere, emergono dalle loro camere e prendono posto sui divani della sala, in paziente attesa. Come in una cerimonia, il responsabile della settimana (ci sono dei veri e propri turni, ogni settimana tocca a uno diverso) tira fuori ciò che ha preparato e lo sottopone all’assaggio e al giudizio degli altri. Giudizio che in genere è severissimo! La tipologia di dolcezze preparate varia in funzione della fantasia del responsabile in questione, del tempo che ha a disposizione e dei soldi che è disposto a spendere. Si va da banalissimi biscotti comprati all’Hemköp (il supermercato) a crostate con la marmellata, da cibi pronti fino a torte ben più elaborate. Tanto perché possiate farvi un’idea, ecco le foto di due fike-tipo: la prima rappresenta ciò che in genere preparo quando è il mio turno, mentre la seconda immortala quella che per ora è stata giudicata all’unanimità la fika più gustosa dell’anno nel nostro korridor. Dite che dovrei metterci un po’ più di impegno?
Durante la fika si mangia, è vero, ma non solo. La fika è anche un momento di chiacchiere e discussioni, essendo spesso l’unica occasione della settimana in cui sono presenti tutti i mates. A volte si parla del più e del meno, a volte si guarda tutti insieme uno stupido programma alla tv, altre volte ci si inoltra in argomenti più complessi e ‘seriosi’. Ne sono uscite anche alcune interessanti seratine a tema, e in due di esse ho modestamente fatto da cicerone: si parlava, indovinate un po’, di pizza e di mafia...


lunedì 12 maggio 2008

Berlin, 1948, military airport of Gatow

Helga Schneider

giovedì 1 maggio 2008

Drunk shuffle

1am. Scriverti, prima di andare a dormire. Che non capisco più niente. Che domani parto, scappo. Tanto per cambiare. Tanto per, ancora una volta. Che è venuto il tempo di andare. Quando spero che ogni giorno sia quello buono. Quando spero di trovare un senso, anche se questa sera un senso non ce l'ha. Not at all, fuck! Quando
2,5 litri di birra, quando la Champions. Mentretutticorrevanoalriparo, eilnostroamoreèpolveredasparo.
Quando. Quando dieciminuti fa ho rischiato un frontale con la bici. Shuffle. Your canoeing trip. Hey Stella, hey Stellaaaaaaaaaaaaaaa!! Quando non va come deve andare, come sempre. Ma non piangere per me, summerlove. Quando devo finire di preparare lo zaino. Quando ho troppo da pensare. Lei però non piange mai. Quando non ne ho voglia. Quando. E la notte di chi non ha niente. Quando ho un sonno da chiudere gli occhi, e fuori c'è festa. Tradire e fuggire. Come gli aeroplani, sì, come gli aeroplani. Quando domani andrà meglio. Quando è una figata. Una figata. Un famosissimo attore americano. Ah, dimenticavo che: 6 giugno, San Siro. Quando un po' di tempo fa. Se si alzasse un po' il vento. Cercare un’anima e trovare un ingranaggio. Quando dovevano fare da loro, fu allora che presero il volo. Qui fuori, distanti anni luce, in silenzio perfetto. Canzone, e nell'aria ancora il tuo. Quando fuori è un mondo fragile. Profumo dolce, caldo, morbido. Quando la voglio fare tutta questa strada. Quando mai più. Certe vite sfumano. Quando ti viene da vomitare. Parole che non sanno dove andare. Quando c’è gente che ha avuto mille cose. Quando. Quando ti devo salutare. E se non hai niente da dire, va beh, non dire niente. Che alla fine non si piange neanche più. Quando adesso è tardi, adesso torno al lavoro. E mai che mi sia venuto in mente...so sorry!
Insomma, have a good night.