giovedì 17 aprile 2008

Oh Mother

Immagina. Immagina tre città concentriche, una dentro l’altra. Il potere, poi il denaro, poi il nulla.
Al centro una cittadella fortificata, il Cremlino. Solo due accessi, soldati armati ovunque. All’interno delle mura monumenti, chiese ortodosse incredibilmente affrescate e giardini. E poi i palazzi del potere, naturalmente. Immagina di non poter gironzolare a caso, ma di dover seguire un percorso guidato. Che se sgarri, subito una guardia dà fiato al suo fischietto imbracciando minacciosamente il mitra. Immagina di passeggiare esattamente nel luogo dove personaggi come Lenin, Stalin e Gorbaciov hanno vissuto e fatto la Storia. Di fotografare gli edifici dove Breznev decideva le sorti del mondo durante la guerra fredda. Impressione. Immagina di sentirti piccolo, insignificante di fronte a tutto questo. Il potere.
A ridosso del Cremlino, all’esterno delle mura, c’è il centro vero e proprio. Immagina il lusso più sfrenato, come solo a New York. Casinò, hotel di lusso, boutique. E poi di nuovo casinò, hotel di lusso, boutique. E’ un continuo. Ricchezza ostentata fino alla nausea. Immagina tante Bentley quante Punto a Torino. E alle Rolls Royce non fai neanche più caso, tante ce ne sono. Immagina di considerare un poveraccio chi scende dal suo BMW ultimo modello. Perché qui succede il contrario, noti subito chi ha una macchina sotto i cinquantamila euro, non sopra. Immagina cartelloni pubblicitari enormi appesi dappertutto. E poi ragazze, bellissime. E teatri, cattedrali, centri commerciali. Colori e luci. Quelli scintillanti delle vetrine e delle insegne e quelli antichi delle chiese e dei palazzi, altrettanto forti. Immagina undicimilioni di persone. La città più popolosa d’Europa. Ora immagina il traffico, e l’inquinamento. A ogni ora del giorno e della notte, senza tregua. Che se il semaforo è verde per i pedoni e sei sulle strisce puoi cercare, correndo, di attraversare la strada sano e salvo. D’altra parte non puoi mica pretendere che uno dei numerosissimi Hummer Limo si fermi per farti passare! Immagina di vedere e respirare l’odore dei soldi tutt’intorno. Ti resta attaccato ai vestiti, ai capelli, ti riempie gli occhi, ti tappa il naso e la bocca. Immagina di soffocare. Sì, il denaro.
Al di fuori del centro, separato da una cerchia invisibile di mura, c’è il nulla. Immagina senzatetto dappertutto, e risse. Ubriachi che si picchiano per strada, che si prendono a bottigliate per qualche rublo. E tu lo sai che al prossimo inverno più di metà di loro morirà per il freddo. Immagina di vedere ragazzini che sniffano colla in metropolitana e vecchie che rovistano nella spazzatura. Tutt’intorno casermoni popolari grigi e decadenti. Nessun turista. Immagina di avere una mappa della città scritta con l’alfabeto occidentale, mentre in realtà i nomi delle vie e delle fermate della metro sono scritti in cirillico. Che davvero non ci capisci un accidente. Immagina di perderti diverse volte. Di sentire tanti sguardi ostili su di te e di nascondere in fretta la macchina fotografica. Immagina di avere davvero paura. Il nulla. Immagina.

Ebbene, questa è Mosca. O almeno, la mia Mosca. In una parola, grandi contraddizioni. E’ da poco diventata la città nel mondo con più milionari e miliardari, superando NY, ma ha ancora problemi da terzo mondo. Basta pensare che anche negli hotel l’acqua corrente è marrone, fangosa e puzza di zolfo. E devi aspettare almeno 10 minuti prima di averla pulita (ma assolutamente non potabile!). E le insegne dei McDonald's in cirillico: la lingua del comunismo per il logo-simbolo del capitalismo, forse la contraddizione più grande. Mosca è una città di misteri, di spie, di silenzi. Di matrioske. Dove nessuno sa l’inglese e chi lo sa fa finta di non saperlo. Dove i turisti sono ancora visti come Il Nemico. Diffidenza estrema, quasi odio. Mosca è una città cattiva. Non brutta, tutt’altro. Ma cattiva, spietata. Perchè se non sei ricco o non sei russo, a Mosca non sopravvivi a lungo. Perchè Mosca ti schiaccia con tutto il suo peso.

Ma poi c’è la Piazza Rossa. La piazza più bella che abbia mai visto, in assoluto. Più bella delle piazze medievali della toscana e di quelle antichissime -sacre e profane- di Roma, che pur tutto il mondo ci invidia. Più bella di Piazza San Marco, Piazza del Duomo, Piazza Castello. Più delle festose piazze madrilene e catalane, di quelle impeccabili di Monaco e di Vienna, più delle trionfali piazze di Berlino. Più bella anche di Trafalgar Square e Piccadilly. Tutte fantastiche. Ma la Piazza Rossa è un’altra cosa. E’ La Piazza. E’ al centro di una città, è il centro di una città, è un’intera città. Penso che in quanto a prestigio solo Times Square regga il confronto, nel mondo (ma Times Square in realtà è un grosso incrocio, non è una piazza). La Piazza Rossa è Mosca. Ed è la Russia intera. Enorme e rettangolare, sempre affollata. Da un lato la Cattedrale di San Basilio, forse l’edificio più famoso della città. Poi una facciata del Cremlino, il mausoleo di Lenin, il museo di storia russa e il Gum (l’Harrods moscovita, ottantamilametriquadri di grandi firme). Provo a immaginare. Chiudo gli occhi e li riapro. Ora è notte, la piazza è deserta e illuminata. Inverno. Nevica, neve dappertutto. Sulle cupole della cattedrale, sulle guglie del museo di storia, sui tetti del Cremlino. Scricchiola sotto gli stivali di un passante infreddolito e si deposita sul suo colbacco allacciato stretto. Neve e silenzio. Di nuovo chiudo gli occhi e li riapro, indietro nel tempo. Ora è giorno, la piazza è completamente addobbata di bandiere rosse e migliaia di soldati sono sull’attenti, in riga. Parata militare, una delle tante. Al ritmo di una marcia militare carri armati, testate nucleari e soldati sfilano davanti al segretario generale del Partito. Dimostrazione di forza. Chiudo gli occhi e li riapro, un’ultima volta. I carri armati scompaiono, i soldati ridiventano turisti, le bandiere di regime tornano ad essere insegne pubblicitarie. Solo il mausoleo di Lenin rimane dov’è, esattamente di fronte all’ingresso del Gum. Che beffa. Il padre del comunismo sepolto di fronte a un centro commerciale di lusso, tempio del capitalismo e del consumismo più sfrenato. Di nuovo, grandi contraddizioni.
Benvenuti a Mosca.


lunedì 7 aprile 2008

Art Attack: toga toga toga!

Ciao bambini, vi ricordate di me? Sono proprio io, il vostro amico Giovanni Muciaccia! Allora, siete pronti per il prossimo attacco d’arte? Oggi vi insegnerò a preparare una vera toga. Sì, avete capito bene, una toga come quelle che portavano gli antichi romani! Siete contenti? E allora cominciamo!
Per prima cosa spogliatevi completamente, eccezion fatta per le vostre immacolate mutandine. Fatto? Bene! Ora prendete un lenzuolo bianco e piegatelo a metà lungo il lato più corto. Avvolgetevelo intorno alla vita ad altezza ombelico e, dopo un giro, fissatelo su se stesso con un paio di spille da balia. Fatto? Bene! Ora fate passare su una spalla la parte di lenzuolo che avanza, bloccandola nuovamente sul retro con un’altra spilla. Bambini, mi raccomando, usate sempre spille da balia con la punta arrotondata e assicuratevi della presenza di un adulto nelle vicinanze. Fatto? Bene! Prendete ora un lenzuolo colorato (preferibilmente rosso o viola) e adagiatelo sulla spalla rimasta nuda, come fosse un mantello. Trovata la posizione più confortevole e ottenuta una buona dose di panneggi potrete pinzare questo secondo lenzuolo a quello sottostante. Fatto? Bene! Bravi, avete appena terminato di preparare la vostra toga fatta in casa! Ma, bambini cari, non finisce qui: per aggiungere un tocco di originalità al vostro costume e risultare così irresistibili a tutte le fanciulle della festa potete realizzare una corona di alloro fai-da-te. Vi solletica l’idea? Allora, raccogliete nel bosco dietro casa tutte le foglie verdi che trovate (se siete in Svezia e c’è la neve questo sarà un po’ più complicato…). Poi appiccicatele con abbondante colla vinilica o scotch a un filo di spago, annodate e adagiate il tutto intorno alla vostra testolina. Fatto? Bene, ora siete pronti per andare a un toga-party!

Andata, 23:00. Terminata -come da istruzioni- la lunga vestizione e scattate le foto di rito i nostri eroi si dirigono, bottiglie alla mano, verso il korridor designato. Uno cammina più spedito, senza accorgersi che ad ogni passo la sua toga si sforma e scende di una spanna, iniziando a pucciare nelle pozzanghere. L’altro, dal canto suo, ha pinzato la toga troppo stretta sotto al ginocchio ed è costretto a procedere a piccolissimi passi, soffocato in quella sorta di tubino. Freddo, ma non così tanto.

Party: niente da dichiarare…

Ritorno, 5:30. Stanchi e frastornati i nostri eroi decidono di rientrare. Ora il freddo è reale e, per fare prima, i due sollevano le toghe ad altezza bacino e iniziano a correre.
Ragazzi, che spettacolo doveva essere vederli sgambettare nella notte svedese con le sottane al vento, le cosce nude e una manciata di foglie rinsecchite in testa!!